martedì 18 marzo 2008

CAPITOLO TERZO: Il primo dei due giorni incredibili, che hanno cambiato per sempre la nostra vita.

nota dell'autore: avevo voglia di andare avanti e questa settimana regalo un doppio capitolo!

Il risveglio fu da incubo. Avevo il collo bloccato, la pancia che mi faceva male, la gola asciutta. O era la tensione, o l'aperitivo all'Area caffé mi aveva fatto male.... da Silvia non lo avevo preso il caffé, alla fine.
Agimmo come avevamo deciso e non partimmo tutti insieme; uscirono di casa prima loro due, io aspettai tre minuti esatti di orologio, poi mi incamminai. Il mio cervello si agitava all'impazzata, tutto quello che potevo fare lo facevo: mettevo un piede davanti all'altro e tenevo la testa bassa.
Alzai lo sguardo solo quando mi trovai all'entrata della chiesa. Martina a cavalcioni della panchina, con una rivista aperta e il cellulare in mano, mi vide con la coda dell'occhio e poi girò lo sguardo da un'altra parte. Appena dentro, guardai fra i presenti e provai ad intravedere la figura di Tosi. Non mi sembrava di vederlo.
Vidi però Teo seduto in un banco sulla sinistra, fra gli ultimi al fondo della chiesa. Io quindi andai a destra e mi posizionai qualche fila davanti a lui, al limite del corridoio centrale. Lui potevano vedermi e Tosi si sarebbe dovuto sedere per forza alla mia destra, così io mi tenevo la corsia principale, alla mia sinistra, come via di fuga. Questa era la mia piccola e inutile mossa.
Tosi entrò in chiesa cinque minuti più tardi e si venne a sedere alla mia destra, come da me premeditato. Ma non aveva alcuna intenzione di farmi fuori, anzi mi salutò e mi strinse la mano con simpatia e un po' di imbarazzo.
"Immagino che sappia il perché di questo incontro urgente. Avrà letto le mail che le ho inviato per sbaglio?".
Io annuii solamente.
"Sa, si tratta di un affare molto grosso e ci sono pochi ma importanti collezionisti al mondo, veramente disposti a sborsare delle grosse cifre, per avere quella moneta. Io penso e voglio dimostrare, che gli errori si pagano; e visto anche... che ho bisogno di una persona insospettabile e a me non riconducibile, per portare a termine la trattazione... le propongo: di tacere con Piero, farsi dare la moneta di Semiro e provvedere per conto mio allo scambio. Le offro... 150 mila euro!".
Che imbecille che sono...
Mi girai un attimo e vidi Teo con la testa fra le mani e lo sguardo fisso verso l'altare che quasi singhiozzava. Sembrava un uomo disperato, non potevo fare niente, neanche un gesto... lo lascai lì a recitare una parte senza senso.
Che imbecille che sono e faccio diventare imbecilli anche gli altri.
"Cosa dovrei fare?"
"Guardi Pelleriti, si tratta di seguire alcuni piccoli dettagli ma tutto sommato si tratterà di andare all'aeroporto, incontrare il nostro contatto, accompagnarlo a pranzo in centro, fargli trascorrere una giornata piacevole... magari andando in giro per la città, o altro ... lì dovrà vedersela lei. Poi fare lo scambio: dare la medaglia e prendere la borsa. A quel punto deve venire all'inaugurazione della mostra insieme al nostro contatto. Entrando dalla porta principale si intende, fra gli invitati e le autorità. Per quanto riguarda i dettagli le invierò una mail appena torno a casa, che lei dovrà stampare e cancellare immediatamente. E' chiaro?
Nella mail troverà quello che dovrà fare da qui al 29 febbraio e in più, la spiegazione della mia piccola cautela nei suoi confronti. Un'assicurazione diciamo. Non si preoccupi... non è niente di doloroso. Si tratta comunque di un semplice accorgimento, che lei dovrà tenere con sé per essere rintracciabile già da una settimana prima dell'incontro. Vedo la sua perplessità, allora sarò più chiaro: dovrà portare con sé un rilevatore gps... una specie di antennino satellitare, così sapremo i suoi movimenti. Deve capire Pelleriti che lei... da questa mattina... sa troppe cose... ma se si attiene alle regole, non ha alcun motivo di preoccuparsi. Noi siamo professionisti seri, agiamo secondo protocolli e prendiamo solo qualche precauzione".
Tosi, per la prima volta si mise a parlare al plurale. La cosa non era casuale. Mi fece capire che era un accordo, uno scambio fra organizzazioni criminali. Quali fossero, non lo venni mai a sapere con certezza, anche se l'identità di una delle due, nel proseguo della storia, diventa scontata e deducibile.
"Come lo riconoscerò il contatto? O come riconoscerà lui me?"
"Fino a questo momento non si sa ancora chi sarà il contatto, ma verrà stabilito l'acquirente fra dieci giorni al massimo. Io la informerò per tempo di questo, come degli altri accorgimenti a cui dovrà attenersi. Ad esempio, io non dovrò sapere dove porterà il contatto, dal momento in cui atterrerà l'aereo, fino al momento dell'inaugurazione, perché quello deve rimanere a me sconosciuto. Ognuno qui ha il suo ruolo Pelleriti. C'è chi infatti, a parte me, avrà il compito di seguirla, tramite un semplice navigatore, passo per passo, chi invece dovrà accompagnare il nostro contatto... e chi si occuperà di mettere a posto le cose, nel caso non dovesse filare tutto liscio..".
"E dove lo porto dopo il pranzo?"
"Le ho appena detto che io non devo saperlo, non devo conoscerlo, è una precauzione. Lo porti che ne so... al Quadrilatero, oppure a farsi fare un massaggio, o lo porti... a vedere il museo del cinema, oppure a farsi fare una sauna. Faccia lei insomma, e non me lo dica mai. Le preciso fin d'ora un'ultima cosa importante, sarö lui a decidere il momento dello scambio. Noi il luogo e loro il momento. E' una procedura tradizionale per evitare raggiri o piani organizzati... comunque troverö tutte queste cose, per ora solo accennate, all'interno della mail". Tosi si voltò, fece un sospiro: "Povera gente - disse dopo aver guardato per un attimo Teo alle sue spalle -. Così giovani e così vuoti di speranze. La saluto Pelleriti... dimenticavo: se la pietra sparisce...la faccio fuori".
"Arr...vd..ci" ero inebetito.
Non avevo neanche detto sì o no alla sua proposta, lui aveva già scelto per me. Che situazione allucinante. Tosi esce dalla chiesa, Martina e Teo non si avvicinano, come avevamo stabilito, per non dare sospetti e non rischiare.
Io invece non capivo nulla. Non sapevo se essere euforico o se sentirmi un condannato a morte. Carne da macello. 150 mila euro è vero, ma qualcosa dentro di me pensava male. Anzi pensava, per essere precisi, al peggio. "Questi qua pagano me?- pensavo ancora seduto sul banco della chiesa - Ma figurati! Mi faranno fare il colpo e dopo mi daranno un colpo a me... in testa... e... ciao ciao Bob. I soldi sono un'esca, se qualcosa va storto mi fanno fuori lì e subito, se va dritto, invece, mi fanno fuori al momento di chiudere il conto".
Ero oltremodo negativo ma era il comportamento di Tosi che mi rendeva così; si mostrava docile, colto, raffinato e poi bastava una parola per tirare fuori gli artigli. Se poi ragionavo sui nostri dialoghi, si capiva che non c'era possibilità di paragone, lui senza spostare un dito e senza mai avermi visto prima, mi comandava come un burattino. Sentivo di essere la preda e non uno divenuto complice di qualcuno di importante. Cosa sarebbe stato disposto a fare? O chi per lui? Cosa era l'organizzazione alle sue spalle?
E poi c'era quella mia pazza idea, che in questo momento diventava anche una via di fuga, oltre che di rivalsa. Un qualcosa nelle sue parole aveva lasciato, ancora una volta, aperta una possibilità a quel mio pensiero della mattina precedente. Al mio piano, insomma. Sentii di nuovo il vento spingermi dietro la schiena. Dovevo però confrontare con esattezza quello che lui mi aveva appena detto, con quello che mi avrebbe scritto nella mail.
Mi alzai, mi girai e uscii dalla chiesa, mezz'ora dopo eravamo tutti e tre a casa, ognuno con la propria tisana e con una mail stampata in mano.
Il rischio si faceva concreto, la cifra però... era da capogiro.
Anche a Martina qualcosa in quelle parole suonava storto, e anche se voleva che abbandonassi immediatamente la situazione, non mi negava la possibilità di attuare un piano... lo leggevo nei suoi occhi.
Ma l'umore nero provocato dalla paura e dalle minacce ci lasciavano chiusi nella stanza del dubbio.
Non erano neanche le undici e decidemmo perciò di andare a prendere un capuccino al Caffé Lumiere... avevo di nuovo bisogno di aria. Proprio là incontrammo Silvia... meno male; ci raddrizzò l'umore, come sapeva fare da sempre. Una centrale di energia vitale a pieni giri anche di domenica mattina. L'effetto di una spremuta d'arancia in cui hanno immerso un peperoncino. Ma soprattutto un'amica sempre pronta a prendersi cura di noi. Dissi dei miei dolori di stomaco e lei mi pose una mano sulla pancia, improvvisando una miniseduta del suo apprezatissimo Reiki, lì fra i tavolini aristocratici del Lumiere. Poi toccò a Marti farsi reikizzare il collo... non riuscivamo più a trattenerci, si vedeva la nostra tensione in volto. La guardai e le dissi... "Alziamoci da qui e andiamo a casa, che dobbiamo raccontarti una cosa". Finita la ricreazione d'aria, tornavamo a sentire la necessità di chiudermi.
Quando iniziai il racconto Silvia lo prese in modo scherzoso come sempre, ma le ultime due parole di Tosi, erano una lama puntata alla gola. "Digli che non lo fai e basta. Che non ti interesse. Gli dai la moneta e la fai finita così. Alla fine scherziamo e ridiamo ma questa è gente seria. Mica i quattro bulli di quartiere"
"Chissà Silvia, se posso ancora tirarmi indietro... arrivato a questo punto? E chissà, diciamocelo chiaramente, se è poi la scelta giusta da fare? Mi offre comunque un fracco di soldi, ed è questo il punto. Lui, mentre noi parliamo, starà facendo alzare l'asta fra il giapponese e l'americano".
"Certo che la libertö di poterlo portare dove vuoi fa ridere - mi disse Silvia, dando eco ad un pensiero, che da subito aveva stuzzicato anche il mio ingegno - ...a quel punto, lo potresti anche portare a casa mia. Solo se è un bel tipo Bob, mi raccomando".
A quel punto apparvero delle lampadine sopra la mia testa e si accesero.
Guardai Marti, "Ci vorrei ragionare su", le dissi
"Tanto per dieci giorni Tosi non si farà sentire - mi rispose puntando i suoi occhi blu fuori dalla finestra, verso una vita senza più grane -... guarda che bel sole, Roby. Dopo pranzo, portiamo i cagniacci fuori?"
"Andiamo in cascina? - intervenne Teo, mettendo sul piatto lo stesso disco di ogni domenica - Ci mettiamo là, grigliamo due cose...".
In cascina c'era Andrea e poi ci raggiunsero anche Pilar con Paolo e Bea.
All'uscita dall'autostrada caddi in una forma di catalessi. Arrivati in cascina, salutai Andrea senza riuscire a schiodarmi da un pensiero che aveva iniziato a cucire tele e costruire ponti, raggiungendo e unendosi a tutti gli altri. Quelli che nei giorni precedenti erano stati, prima generati e poi lasciati appesi, come un qualcosa che dopo la lavorazione, deve fermentare. La frase di Silvia aveva unito tutto. Il piano era chiaro e lucido nella mia testa e io lo stavo giö percorrendo in lungo e in largo.
Teo mi parlò delle condutture e del passaggio fluente e senza barriere da parte dell'acqua della cascina, finalmente. Da ogni rubinetto ora usciva acqua pulita. Quella situazione era quello che più poteva assomigliare al mio umore. Avevo trovato la chiave decisiva. Il pensiero non incontrava più ostacoli e il piano correva giù fino alla fine, entrando in tutti le condutture, in tutte le diramazioni, senza trovare un ostacolo.
Avevo capito come fare. O meglio dovevo risolvere ancora tanti quesiti, ma avevo trovato un modo per farcela.
Li presi da parte e iniziai...
"Ragazzi, mi preme cominciare col dirvi che non sono diventato matto, ma come Teo, Marti e Silvia possono confermare è successa una cosa davvero incredibile..." Dopo aver ripetuto quello che era fin lì successo, iniziò il momento di raccontare il piano che avevo escogitato....
"Lasciatemi finire vi prego..." la combinazione di cose era davvero fattibile e lavorando tutti insieme, avremmo potuto capovolgere la situazione a nostro vantaggio. Avremmo potuto giocare in casa, comandare il gioco. Sicuramente avevo già catturato il loro interesse.
"Secondo te quanto ci potrebbe essere lì dentro?" Mi chiese Andrea con un mezzo sorriso.
"Almeno il doppio di quello che mi raccontava nella mail - gli risposi in fretta, per passare subito alla mia di domanda - invece come facciamo con i rilevatori satellitori? La mail spiega che uno lo porterò io e l'altro sarà dentro la valigia..."
"Non è un problema insormontabile - mi rispose Paul - sarà uguale a quello che porti tu. Avremo quindi una settimana per studiarlo e capire, tramite tentativi, qual è il modo più veloce per disattivarlo...."
"Si ma come la apriamo la valigia?" Chiese Pilar
"E' qui che è indispensabile, come ti ho spiegato prima, guadagnare tempo...." gli risposi e nel frattempo Teo e Andrea parlavano di un altro particolare. Marti pensava già come fare per la sua parte che prevedeva un lungo lavoro e ne discuteva con Bea... intanto avrebbe dovuto anche andare in Sardegna, per procurarci alcune cose. Era complesso anche il lavoro di Paolo, che sulla serratura, avrebbe dovuto iniziare un lungo studio giö dal giorno successivo.
Ma il centro dell'azione prevedeva una grande interpretazione, una prova da Oscar, una parte difficile e cruciale. Ed è per questo che ci affidammo a Pilar, che oltre a preparare la sua parte, avrebbe dovuto darci un po' di lezioni di recitazione. Poi serviva un meccanismo per avviare l'inganno, per fare entrare il contatto dentro il tranello e ultimo, ma non meno importante, un luogo dove attuare il furto.
Andammo nuovamente avanti e indietro con la descrizione dei fatti. Ci ponemmo ancora tutte le domande del caso. Ma il piano sembrava a tutti scivolare via, in modo perfetto...
Due cose avrebbero fatto pendere ora le scelte, ed erano due infatti le risposte che doveva dare Paolo. Come aprire la borsa, o la valigia, o la ventiquattro ore in cui viaggiavano i soldi e come togliere il rilevatore e disattivarlo.
Ma fui lui, il primo a crederci...
"Sembra impossibile, non sapendo neanche di che valigia si tratti... eppure so che posso portarmi avanti con il lavoro - mi disse sorridendo ma parlando seriamente -, studianto alcune famiglie di serrature, si può arrivare preparati, perché si comportano tutte nella stessa maniera... per quanto riguarda il rilevatore, potrebbe essere ancora più semplice di quello che sembra... anzi mi è venuto in mente, che lo potremmo usare a nostro vantaggio. Prevedo inoltre, che lui porti con sé un palmare o un portatile da attivare in caso di smarrimento della borsa... oppure di tua fuga... caro Bob".
Eravamo in otto, più un asso nella manica che avrei tenuto in caso di necessità e che avrei contattato solo successivamente.
Stringemmo un patto e in quel giorno mischiammo per sempre le carte della nostra vita. Lo battezzammo in seguito: "il primo dei due giorni che ci hanno cambiato la vita".
"Manca ancora una cosa...visto che mi riguarda - disse Silvia - dobbiamo decidere come fare, per essere sicuri di distrarlo nel momento in cui ...
"Qualcosa ci verrà in mente - le dissi - niente di compromettente... si intende".

6 commenti:

Cappellaio Matto - Lepre Marzolina ha detto...

qui qualcosa già mi puzza, vorrai mica farmi fare la parte della zoccola ne...

il cappellaio

Anonimo ha detto...

Cappellaio... tutto è deciso. Non ti preoccupare si tratta solo di un ruolo divertente e non è assolutamento quello che riguarda la professione più antica del mondo. E' una cosa molto più pudica, raffinata e orientale...

Sto supendo pressioni e pressioni per sta storia...
peccato che il buon Dio ci ha fatti pieni di vanità e scarsi di ironia.

Alla banda comunque, in generale, fino a questo punto è piaciuto.

Sta sera aperitiviamo un po'... tu ci saresti per esempio all'Area alle 8 (ho un déjà vu. Oggi torna Martinez design c'è l'amico Giapu e ho un mezzo gancio anche con i ragazzi di Mondobalocco.

Travaja n'poc né... fa nen la pelandruna..

Cappellaio Matto - Lepre Marzolina ha detto...

vedo adesso il messaggio, ma se non mi sono presa un momento da due giorni... povera gioia... son proprio curiosa.
salutami martinez che nel frattempo sarà tornata, ci vediamo presto, io salgo dai miei per la pasqua, sai c'è il coniglio pasquale da scuoiare e mettere in pentola, ci voglio io...
:-)
ciao booooooooob, ciao martinez
a presto

il cappellaio

Anonimo ha detto...

Caro Bob mi sa che è a te che manca l'ironia.... non lo sai che le femmine sono vanitose??? Alla fine vi piaciamo anche per questo; chiedilo alla nostra maestra Huevo...
Baci sardignoli

PS. Guai a te se scrivi che sono in sovrappeso!!!

Anonimo ha detto...

Il coniglio è passato, l'uovo ha lasciato e il giardiniere se l'è pappato!
Bun aptit

Cappellaio Matto - Lepre Marzolina ha detto...

... io aspetto il seguito... con interesse, trepidazione e entusiasmo...

il cappellaio