lunedì 31 marzo 2008

CAPITOLO QUARTO: Si preparano le danze

Se passammo o no una notte agitata, dopo quella serata in cascina trascorsa a ideare il piano, in verità non lo ricordo più.
Quello che invece ricordo con certezza è che, dal mattino seguente, ci buttammo a capofitto nella costruzione pratica del piano...
e fu a questo punto che entrarono in scena i pratici...
Bisognava rimediare una serie di accessori per allestire un luogo, per riadattarlo, per fargli cambiare aspetto. Poi servivano almeno due camici, un po' di incenso, qualche illustrazione oriental-new age da appendere alle pareti e prodotti da inserire nelle vetrine. Martina sembrava non fermarsi: prendeva misure e le annotava su un quaderno, sfogliava riviste, provava colori, poi cercava di immaginarsi la costruzione della stanza. Ne riassumeva le proprie visioni in veloci schizzi che mostrava a Bea. Poi una partiva in una direzione mentre l'altra si metteva giacca e sciarpa per partire verso un'altra e rimediare ciò che serviva.
Serviva una lunga preparazione, un po' di compensato, vernice, smalti e un viaggio in Sardegna per rimediare i "costumi".
Ma ancora prima bisognava procurarsi un po' di materiale didattico: video, film... Avevo sfruttato, per l'ideazione della situazione del momento del furto, una notizia di cui Paolo mi aveva parlato un po' di tempo prima e che riguardava un misterioso tempio nel nord del Giappone. A quel punto l'avevo unita alla casuale visione di "Profumo di donna" del sabato precedente, che avevo quindi considerato un segno del destino. Ne era scaturita un'idea assurda, ma talmente assurda, che poteva davvero essere credibile. Paolo fornì video, telecamera e film a Pilar, che si mise dalla sera stessa a visionarli in compagnia di Silvia e Martina.
Andrea si mosse verso il lago per scendere successivamente con la Vespa, di cui avremmo in qualche modo avuto bisogno.
Teo valutava con Paolo le prime informazioni giunte dalla ricerca sulla serratura. Internet può veramente servire a tante cose, anche a progettare un colpo ben riuscito.
Passarono due o tre giorni di elaborazione e di pianificazione del progetto, prima di ritrovarci nuovamente a riflettere e a pensare a quello che ci avrebbe potuto attendere.
E quando capitò di fermarci, dopo quella prima ubriacatura emotiva e di tornare a pensare a quello che sarebbe potuto accadere al nostro futuro, fu nuovamente in cascina.
Erano passati altri tre giorni infatti e, mentre Paolo sfornava sempre nuove informazioni, che intanto erano diventate un dossier di una cinquantina di pagine, aspettavamo proprio quella sera l'arrivo di Andrea, che stava tornando in Vespa da Stresa.
Gustavamo il tramonto aperto, luminoso e fresco di questa giovane primavera di campagna, seduti ad un tavolo all'aperto, nell'aia della cascina, con i nostri cani attorno, in compagnia, come sempre, delle nostre cose semplici ma con la novità di un "puzzle intricato".... da montare.
Mentre i fumi della griglia venivano sventolati e schiaffeggiati dal mastro fuochista, che come al solito era Teo, al rombo scoppiettante di motoretta, vedemmo Andrea varcare l'arco, curvare e avanzare verso di noi.
Aveva un borsello al collo e un pacco di sale in mano... e ancor prima di spegnere la vespa mimò un antico fatto divenuto leggenda e passato alla storia come:

"la fiaba del giardiniere, del pacco di sale e del borsello della Old West".

Una grande entrata in scena, che ci fece abbandonare l'atmosfera romantica per tornare a quella assurda, grottesca, scanzonata e divertente che condisce i nostri giorni.
"Fa nen 'l furb ..." commentò Teo ridendo. "Andrea lo sai che ti devi mettere qua anche tu, con la buona volontà, per vedere come dovremo fare per aprire la borsa quando sarà ora..."
"Dammi almeno il tempo di arrivare....a proposito ho saputo che sul lago cercano qualcuno per dare in gestione una bocciofila con bar e ristorantino. Magari in settimana vado su e vedo di parlarne un po'..."
"Ma se va bene il colpo altro che bocciofila sul lago in "culonia" - gli risposi - apriamo un albergo nei Caraibi, dove vuoi tu".
Quella battuta tirata lì per caso, ci fece ritornare tutti a sedere. Ci chiedevamo, cosa ne avremmo fatto di quel denaro? E quanto sarebbe stato? Dove l'avremmo messo? Ognuno ne diede un'idea, ma quella definitiva fu di Andrea che si mise in moto per attivare le sue vicine conoscenze, le quali si sarebbero occupate di creare dei conti in banche estere per ognuno di noi.
Era un uomo fidato per la nostra giovane organizzazione, e il suo ruolo da esterno meritava un nome in codice, che in questo caso decidemmo che sarebbe stato: Lionel Richie.
Quindi nel caso avessimo avuto in mano il denaro, potevamo davvero metterlo al sicuro in maniera comoda.
Ognuno ne avrebbe fatto quello che meglio credeva e questo bastò per fare in modo che la fantasia di tutti noi, si mettesse in moto, varcando confini, aprendo sentieri fino a quel momento impensati e inesplorati. Fossero stati centinaia di migliaia di euro a testa si sarebbe potuto veramente pensare di comprare una casa. O di trovare un qualcosa di grande, che potesse contenere tutti noi: un cascinale tutto nostro, oppure una villa al mare.
Quello che voleva dire un colpo del genere... era dimenticare per sempre la parola "affitto", abolire le rate delle nostre automobili, dei nostri mutui. Ma forse anche di più...
Cambiare vita.
"Venite con noi a Parigi" ci disse Pilar.
"Di sicuro mi licenzio e viaggio per il mondo per sei mesi..." risposi io.
"Io vado in Thailandia e poi in Australia - aggiunse Teo -. Poi torno e mi cerco un bel posto da ristrutturare, magari... una casa nel bosco".
"Magari un bel giro del mondo per sei mesi - gli rispose Martinez - ...però poi anch'io torno e mi prendo una vecchia casa campidanese in Sardegna e ci costruisco, un agriturismo con Bed and Breakfast...".
Ci fermammo dal sognare, quando arrivammo al punto in cui Andrea illustrava il progetto di comprare una barca tutti insieme e di fare un ristorante galleggiante sul lago di Mergozzo. A quel punto capii che con tutto il mondo davanti fra cui scegliere, con la libera fantasia di possedere centinaia di migliaia di euro e poi pensare di andare a vivere navigando fra le acque del più piccolo dei laghi del distretto piemontese, voleva proprio dire che Andrea era vittima dell'incantesimo del lago...
Ma questa unione con l'acqua e il sogno di qualche giorno prima, avrebbero in seguito saputo generare l'ultimo tassello dell' intricata faccenda.

Intanto si era fatta ora per ritornare alle nostre abitazioni e ricominciare la settimana. Ci saremmo dati appuntamento per il mercoledì seguente, da Paolo, per affrontare un altro quesito fondamentale del piano. Come avremmo aperto la valigia?
Il mercoledì seguente, dopo le pizze della premiata ditta BEA&PAOLONE, un paio di birre e qualche tisana, ci mettemmo ancora una volta al tavolo per discutere.
A quel punto bisognava scoprire come aprire la borsa, togliere il rilevatore satellitare e distruggerlo, prendere i soldi e scappare il più lontano possibile, cercando una via in cui sarebbe stato impossibile, o quantomeno difficile seguirci.
Pensando al rilevatore nella valigia, tornammo a pensare anche al mio. A quello che mi avrebbero dato Tosi.
Proprio in quella sera scadevano i dieci giorni dal nostro incontro in chiesa, e lui non si era ancora fatto sentire.
Una cosa la decidemmo tutti insieme, dal momento in cui mi sarebbe stato affidato il ricevitore, non sarebbe stato più sicuro incontrare gli altri.
Io sarei dovuto rimanere lontano da tutti, per gli ultimi dieci o sette o "quanti-sarebbero-stati " giorni che avrebbero preceduto il colpo. Avrei dormito nella mia vecchia casa, e avrei frequentato un quartiere lontano e diverso da San Salvario, per depistare in seguito eventuali inchieste o indagini.
Mettemmo a punto un piano per tenerci in contatto ogni sera e adottammo anche una strategia per fare in modo di comunicare o mostrare a Paolo il mio trasmettitore, per fare in modo che lo potesse studiare. Infatti lui avrebbe avuto a disposizione quei pochi giorni, per capire come annullarne il segnale, nel più breve tempo possibile. Sarebbe stato indispensabile, il giorno del furto, disattivarlo immediatamente infatti, perché non potevamo prevedere il momento esatto in cui il "contatto", avrebbe scelto di effettuare lo scambio e si sarebbe accorto del furto. E soprattutto in cui avrebbe cercato di rintracciare la borsa, attraverso il computer o il palmare che avrebbe portato con sé.
Studiammo qualcosa di veramente arguto, per la sera stessa in cui mi sarebbe stato consegnato il dispositivo. Ci tenevamo da parte, io e Paolo, da un po' di tempo, una promessa per un'uscita al cinema e decidemmo che quando sarebbe venuto il tempo, ci saremmo andati a vedere finalmente l'ultimo film dei fratelli Cohen.... ma facendo finta, chiaramente, di non conoscerci.
Per quanto riguarda il furto della borsa, bisognava essere preparati a diverse opportunità. Solo la mattina stessa avremmo saputo di che borsa si sarebbe trattato, e avremmo avuto non più di due ore a disposizione e una Vespa con autista pelato, per trovarne un'altra identica in Torino.
Bisognava anche affidarsi alla provvidenza, ma intanto durante il nostro ultimo incontro in cascina decidemmo di darci da fare per non trovarci poi nel panico. Infatti nei tre giorni che trascorsero fra i due incontri, ci eravamo occupati di stilare un elenco dei negozi che vendono valigie nei pressi di San Salvario e di questi organizzammo una tabella per annotarci le marche trattate da ogni attività. Ci muovemmo tutti a tappeto, entrando nei negozi e fingendo di fare shopping. E quella sera da Paolo unimmo tutte le annotazioni raccolte, creando un semplice foglio di calcolo Xcell.
Ora il problema era come ci saremmo dovuti comportare, quando sarebbe arrivato il momento dell'apertura della valigia. Le possibilità erano diverse: se fosse stata una borsa morbida si sarebbe potuta tagliare e a quel punto sarebbe intervenuto Teo, che nei paraggi avrebbe tenuto una sua cesoia. Ma se fosse stata rigida si sarebbe stati costretti a intervenire sulla serratura.
"Per aprirne una determinata serie, diciamo i gruppi di serrature per valigie più venduti - ci disse Paolo - bisogna semplicemente usare un caccia-vite, facendo leva e scardinando le due serrature. Altre invece hanno dei meccanismi meccanici a rotella, quelle classiche con le combinazioni di numeri da allineare. Su queste ho notato che in alcuni casi basta una calamita per far muovere dall'interno le serrature cilindriche, portandole fino al punto di allineamento e quindi di apertura. Se fosse una chiusura a serratura, ossia come quelle delle porte di casa ma in piccola scala, con delle piccole chiavi, sembrerà strano, ma la cosa più efficace è una martellata! Sì, una martellata ad un chiodo che deve essere inserito nel nottolino, in modo che il colpo sfondi il fondo del nottolino facendone saltare così l'attaccamento alla valigia... a quel punto basta estrarre i due nottolini e aprire la borsa".
"Come hai fatto a imparare tutte queste cose in dieci giorni?" Gli chiese Martina
"Ho trovato alcuni manuali che ho cercato di tradurre dal giapponese e poi ho fatto alcune prove".
"Paolo secondo te avremo il tempo di aprirla? Ci troveremo con cattive sorprese quando sarà l'ora?"
"Sinceramente penso di no. Ho già valutato almeno cinque metodi diversi per poter aprire una valigia e penso che non ne esistano molti altri, perché dai modelli che sto andando avanti ad esaminare, non si trovano serrature che potremmo definire... rare. Perciò penso che quando scopriremo di che dannata valigia si tratta, avremo già in mente la tecnica da adoperare per aprirla. Però dovremmo saperlo quanto prima...".
"Non ti preoccupare per questo - gli risposi -, ho già in mente qualcosa per guadagnare il massimo del tempo possibile... però qualcuno di noi... sarà costretto a fare un viaggio, ancor prima che cominci tutto".
"Ti riferisci a Marty che andrà in Sardegna - mi rispose lui, riordinando attentamente nel suo dossier, tutti i fogli sulle serrature delle valigie - so che deve andare a prendere i prodotti e i camici, ma poi tornerà qua in pochi giorni"
"No, mi riferisco a qualcuno che il giorno del colpo, dovrà essere da un altra parte"
"E dove?"
"Questo me lo dirà Tosi... ma ad oggi non si è ancora fatto sentire. Mancano venti giorni esatti".
Guardai Paolo che annotava e ordinava i fogli "Siamo diventati tutti pazzi, secondo te? - gli chiesi, cambiando bruscamente punto di vista - E' uno di quei casi di follia collettiva? Eh Paul... vi ho messi in un bel pasticcio?"
"No Roby, ci hai fatto vedere un treno che passa in corsa e ci hai detto che ci si poteva saltare sù tutti insieme. Ma ti serviva una banda... eccola".
"Eccola - intervenne Martina - a proposito della banda è tutto come avevi pensato Bob: ognuno ha la sua parte e ti dico che ognuno questa parte la vuole. Non si torna più indietro ormai. O saremo pazzi, o saremo dei geni. Lo sapremo il 29 febbraio di questo anno bisesto. Intanto guardati intorno: hai ... Il basista, la vedetta, l'accompagnatrice, la staffetta, il curanderos, il luogo, il ladro, il fuggitivo e l'asso nella manica... che tra l'altro non ci hai ancora detto chi è..."
"Paolo lo sa"
"A proposito Bob, sono già d'accordo che facciamo un paio di prove dopodomani, venerdì. Tanto è lì al lavoro. Tu ci sei?" mi rispose Paolo, facendomi notare che si era già preso cura anche di questo aspetto che lo avrebbe comunque riguardato.
"Certo che ci sono - gli risposi, mentre constatavo che intorno a me nessuno sentiva il minimo desiderio di mollare il progetto, nonostante fossimo così inesperti. Poi mi rivolsi alla mia prima complice - Marty è così... abbiamo fatto andare giù questa zattera dagli ormeggi e dobbiamo arrivare fino a valle, la corrente più va avanti, più diventa forte. Hai ragione tu. Scendiamo fino alla fine, come abbiamo promesso. A proposito hai nominato anche il luogo nel tuo elenco... alla fine ha deciso quindi?"
"Sì - e si girò verso Paolo -, il posto migliore come pensavamo è questo. E' il più adatto e ha due uscite, indispensabili per non far rischiare le persone... soprattutto Bea"
"E allora sarà così - rispose Paolo accettando di dover prestare il suo ufficio - ma niente danni".
"Non ti preoccupare Paolo - rispose Martina - allestiremo creando una scenografia su compensato... l'unica cosa che monterò sarà una carrucola e poi dovremo trovare un qualcosa che possa passare per un lettino".
Mi squillò il telefono e pensai che potesse essere Tosi... invece era Piero
"Ciao Roby...tutto bene?"
"Sì ciao Piero, tutto bene e tu?
"Bene...bene. Volevo saper se quel Tosi si era fatto più sentire? Ci aveva detto che avrebbe chiamato..
"Mi ha fatto sapere che mi avrebbe chiamato in questi giorni, ma per ora nie..."
"Ah quindi tu l'hai sentito?"
"No... ma ché. MI ha mandato una mail per darmi delle informazioni riguardo al prossimo evento che organizzeranno al Museo; e mi ha fatto sapere che mi avrebbe telefonato entro dieci giorni. Ma come ti ho detto. Non si è fatto ancora sentire..."
"Senti Roby e se noi andiamo a raccontare tutto a qualche altro giornale? Magari Tosi alza il prezzo?"
Che rompicogl... sto Piero. Devo assolutamente vietargli di fare qualsiasi cosa o di farsi anche semplicemente venire in mente di farla. Ma cosa succede se poi non mi dà la pietra? Sarebbe un guaio, mi potrebbe anche far saltare il piano. Intanto dovevo inventarmi qualcosa per distoglierlo dai dubbi.
"Piero quello è un tipo preciso, ascoltami. Vedrai che domani mattina mi avrà chiamato e avrà già fissato l'appuntamento. Se vuoi però gli posso parlare io e vediamo se il prezzo del silenzio, ha anche un po' più valore...bravo mi hai fatto venire una bella idea. Poi ti ricordo che è meglio soprattutto per te, che hai rinvenuto l'oggetto, di non far sapere nulla alla Polizia o alla Guardia di Finanza. Non pensare a certe sciocchezze, bisogna avere solo un po' di pazienza. e sangue freddo... e alla fine, saremo premiati".
"Va' bene... ma senti, per cambiare discorso: non è che c'è qualcuno fra i tuoi amici che sta cercando una macchina? Perché io ho per le mani un affare, si tratta di una Grande Punto del 2005, sai quelle un po' grandinate... non è stata praticamente usata. Si tratta di un unico proprietario anziano che l'ha tenuta due anni in garage e...."
"Scusami Piero, ma come può essere grandinata e poi essere di un anziano che la teneva in garage? Scusa l'ha lasciata fuori solo quando ha fatto al grandinata? Non mi suona giusta?"
"No, cosa hai capito... era grandinata poi l'ha comprata e poi l'ha messa... senti è del figlio di un mio amico. L'ha comprata sei mesi fa ed è già andato a sbattere due volte. La vuole fare fuori un po' bene....non so se mi capisci... perché se ne vuole prendere un'altra...se tu conosci qualcuno...per te c'è sempre la percentuale..."
"Managgia Piero....non la smetti mai - finalmente mi sentivo libero di dirglielo in faccia - ogni volta mi cerchi di far vendere una macchina... senti invece non è che mi presteresti l'Audi gialla per un giorno, che ho un importante appuntamento di lavoro? Oppure dimmi quanto vuoi per l'affitto"
"Ma tu non hai la tua?"
"Sì ma devo portarla dal meccanico e proprio quel giorno mi hanno fissato un appuntamento importante. Dai dimmi quanto vuoi?"
"Ma si non è perché... ma infondo sei tu...non ti preoccupare, giusto le spese. Facciamo... 80 euro"
"Ma vaff... ....mmm... va bene. Te la prenoto già adesso e la verrò a prendere il 27 febbraio, ricordatelo".
Pensai fra me e me, che con certe persone la vita è sempre una giungla. Ogni conoscenza è valida solo nella possibilità che porta con sé,di essere un affare appetibile. Però questo piano mi rendeva più forte, coraggioso e sicuro e solo parlando con lui, riuscii a farmi venire l'idea dell' Audi gialla, con cui si era presentato al nostro primo incontro. Un altro pezzo nel mio mosaico.
"Piero mi raccomando non parlarne con nessuno della moneta di Semiro, Tosi è l'unico che ci può far guadagnare qualcosa. Ti telefono fra due giorni e grazie ancora per lo sconto sulla macchina".
"Non ti preoccupare...e se senti qualcuno che è interessato alla Punto fammelo sapere..."
Buttai giù la telefonata e tornai a concludere la serata con gli altri.
A questo punto non rimaneva che dare una mano a Martina e aspettare una telefonata.
Una telefonata che avrebbe determinato gli ultimi dettagli di un piano quasi completo... e quando il cellulare suonò, fu solo tre giorni più tardi.
Di nuovo un sabato mattina...

1 commento:

Martinez ha detto...

Eccovi accontentati!