lunedì 17 marzo 2008

CAPITOLO SECONDO (?): Al principio brava gente

nota dell'autore: dopo il grande successo del primo capitolo, ho ceduto i diritti cinematografici di Sansalvario Connection ad una produzione italo-spagnola che però, all'interno del contratto, mi ha obbligato a inserire un'attrice di lingua spagnola, con cadenza andalusa, fra i protagonisti della storia. L'intenzione è di distribuire il film anche in Sud America. Per tanto pongo un'errata corrige: d'ora in poi si intenda che i componenti della banda diventino nove e nove saranno quindi anche i milioni di euro recuperati.
2^ nota dell'autore:
sono stato anche fermato, nei giorni seguenti alla pubblicazione del primo capitolo, da due loschi individui mentre salivo in metropolitana... perciò prima che termini il racconto, nonostante la storia si svolga interamente a Torino e in particolare nel quartiere San Salvario, dovrò fare riferimento, o comunque citare la città di Bari, in modo chiaro e con appellativi positivi.

"Ti serve una vacanza, tesoro mio, altro che una banda. Vai dal dottor Cottino e ti fai dare cinque giorni di mutua. Sei troppo stressato". Questa idea assurda, unica e soprattutto criminale che mi aveva travolto come una valanga, aveva indotto Martina ad avere un po' di pena per me. Penso che mi vedesse sulla soglia oramai del delirio, in preda alle idee più disperate, pur di poter mischiare le carte, pur di cambiare le sorti del mio quotidiano.
"Devi avere un po' di pazienza Roby, hai seminato tanto e verrà il tempo di raccogliere.."
Purtroppo io ero già in corsia di sorpasso, la mia mente aveva messo la freccia, allacciato le cinture e non mi lasciava più tornare indietro. Anzi avevo difficoltà anche a lasciare il Valentino in quel sabato mattina.
Il nido dove era partorita un'idea di una natura a me, fino a quel giorno, sconosciuta. Ero sospinto, dovevo seguire il mio pensiero fino in fondo, una sensazione simile a quella di correre con il vento alle spalle e fare un salto lunghissimo.
Qual era quel pensiero? Quello di poter intervenire nella questione. Conoscevo il vero valore dell'oggetto e le intenzioni di Tosi da un lato, e dall'altro avevo dalla mia la conoscenza di Piero e quindi la possibilità di avere in mano la moneta funebre del Faraone.
Come fare ad eseguire il mio piano, fino a quel punto, rimaneva un mistero.
La cosa importante era non cedere mai l'oggetto.
I soldi sarebbero arrivati qui in un modo o nell'altro, questo era chiaro e per riconoscere chi li portava bastava vedere se avevano gli occhi a mandorla o se chiedevano un caffè ....'mericano. Intanto pensavo a Tosi, l'uomo di scienza, intento a far alzare il prezzo dell'affare. Durante il nostro incontro era sembrato un pezzo di ghiaccio.
"E se si fosse accorto dell'errore fatto la notte prima? .... No, non se ne sarà accorto". La mia testa non si fermava più!.
"Basterebbe un bel piano, un'azione ben combinata come la Stangata. La Stangata... la Stangata... un'altra idea!"
"Di questo passo mi rinchiudono - dicevo guardando Martina - mi stanno venendo delle idee folli"
Martina, ridendo e con un fare non troppo impegnato mi diceva: "Senti torniamo a casa".
Camminavamo parlando di tutt'altro e ci fermammo da Elsa a comprare la colazione per la domenica mattina.
San Salvario ci coccolava, come faceva ogni volta che gli davamo la libertà di farlo. Davanti alla Sinagoga il solito andirivieni: la signora vestita di nero con il cane anche lui nero; parte l'abbaio e parte l'incazzo della signora... come tutti i giorni.
La solita famiglia di peruviani, il figlio di Elsa che cammina spedito, e poi da Via Sant'Anselmo, Andrea il restauratore, che sbuca con il suo cappello da cowboy e svolta in via San Pio. San Salvario mi ricorda "Fa la cosa giusta" di Spyke Lee: un continuo passare delle stesse facce, un paesaggio in perpetuo movimento. Un quadro che non finisce mai di essere dipinto, perchè gli elementi non stanno mai fermi: ecco infatti Maurizio che gira l'angolo in bici e dopo di lui, l'amico pakistano del Kebab, che sfreccia sulla sua Barchetta. Le strade sono canali, dove corrono le nostre vite... sempre in divenire.
Alzo gli occhi e vedo Silvia che pulisce le sue piante, le faccio un fischio:
"A bella..."
Ci saluta con un bel sorriso... come sempre.
"Volete un caffè?"
"No grazie dobbiamo andare a montare un pezzo dello scaffale - dicevo così, per evitare il gusto, ogni volta tremendo, del caffè della mia amica - se non lo faccio oggi, devo aspettare un'altra settimana"
"Ci vediamo per un aperitivo all'Area-caffè stasera, allora, con Dani e Pilar?"
"Va bene. Ma a che ora?"
"Andiamo là per le otto, passano anche Teo, Paolo e Bea".
"Perfetto a stasera"
Arrivati a casa, sentivo dal pianerottolo il mio cellulare, suonare all'interno dell'alloggio.
"Non mi sono accorto neanche di averlo lasciato a casa"
"Non mi stupisce affatto se lo vuoi sapere" Martina mi pigliava sempre per il culo per le mille distrazioni della mia anima grande, era il suo protocollo, doveva fare così.
Inseguii la suoneria fino in camera da letto, guardai sul display: "numero privato", risposi...
"Sì pronto?"
"Signor Pelleriti... sono Tosi"
silenzio... sentivo il fiato in pancia.
"Buongiorno"
"Buongiorno a lei... è una bella giornata vero?"
"Bellissima, vengo proprio adesso dal Valentino e.."
"Dobbiamo incontrarci, nuovamente. Le cose sono cambiate."
Era secco e diretto come un mitra...
"Si, va bene, io ho una settimana un po' piena ma possiamo fare per quella seguente"
"No intendo domani mattina. Alle 9.30, nella chiesa di San Pietro e Paolo in piazza Saluzzo. Sa dove si trova?"
"Si"
"Allora ci vediamo lì, le consiglio di non mancare"
"Non mancherò"
Una bella minaccia di sabato mattina. Si era accorto dell'errore!
Che cazzo faccio? Me ne vado? Mi nascondo in cascina da Teo?
Sono in para... mi faccio un caffè, mi faccio una doccia, mi fermo un attimo a pensare, magari... telefono a Teo, sono in para, che faccio? Si, telefono a Teo...

"Heila, heila... che fai Booob....?"
"Sinceramente, proprio in questo istante... mi sto cagando sotto"
"Hai mangiato qualcosa che non va?"
"No, no... dalla paura Teuz". mi scivolò un piccolo singhiozzo.
"Tutto bene Bob? Vuoi che vengo lì?"
"Sei da ste parti? Vuoi fare un salto?"
"Ehm...si, dai... faccio un salto".
Cosa voleva fare Tosi, aveva sicuramente scoperto l'errore e adesso...mi voleva fare fuori? Voleva il mio silenzio? Lo voleva pagare o lo voleva ottenere? Altro che piano criminale, in quel momento la storia sembrava finire ancora prima di incominciare e la mia vita quotidiana...? Volevo cambiarla? Ecco la possibilità per trasformarla definitivamente in peggio!
"Vuoi una tisana Bob" Martina mi guardava o almeno cercava di mettermi a fuoco, perchè mi aggiravo per la casa ad una velocità elevata, senza riuscire a fermarmi.
"Divento matto... vada per la tisana" cara la mia Martinez che sapeva capirmi e soprattutto sapeva anche non pigliarmi troppo sul serio.
Mi presi un altro paio di tisane con Teo... mentre in pochi minuti cercavo di raccontargli tutto.
"Domani ti accompagno, rimango fuori o mi metto al fondo della chiesa. Non farà niente lì, vuole solo parlarti nella massima segretezza, secondo me" . Mi rispondeva il mio amico, cercando di tranquillizzarmi.
"Sti cazzi però, tu ti fideresti?"
"No, io no. Se non vuoi andare, non andare, ma mi sembra che questo non ci mette tanto a trovarti. Meglio andare e cercare una soluzione per uscirne il prima possibile, credimi Boby".
"Bisogna essere pronti a chiamare la polizia - interveniva Martina - io mi metto fuori sulla panchina. Teo sta dentro con te. Togliamoci dalle balle sto Tosi".
"E se lo freghiamo? Ci teniamo i soldi e gli diamo un falso, per esempio, oppure scambiamo la borsa col denaro?" Buttavo fuori quello che poteva sembrare l'ultimo vagito di un pensiero sul binario di partenza e invece, quella frase, sarebbe diventata la scintilla del divenire più incredibile della vita di tutti noi.
Comunque in quel momento, Teo non mi disse di no, rise solamente... mettendosi sù a fare un'altra tisana.
Cercai di non pensarci più per il resto del pomeriggio, e fu facile a furia di tisane e grazie alla stanchezza di fine settimana.
Teo ci salutò dandoci appuntamento per l'aperitivo serale, io e Marti guardammo un film: "Profumo di donna", lei si mise a massaggiarmi la schiena per farmi scendere la tensione. Una parte della mia mente cercava una via di fuga, un biglietto per un altro mondo, un altra parte, invece, continuava a costruire idee pirotecniche e azioni tanto eroiche, quanto irrealizzabili. Mi stavo addormentando finalmente...
...sognavo l'acqua, il fiume, una canoa... Silvia mi aveva fatto ricordare da poco "Dead Man" di Jim Jarmusch, i ricordi dell'indiano in bianco e nero che saluta un moribondo Johnny Depp, si mischiavano con quelli delle nostre uscite in canoa sul Po e poi di nuovo tornavano al film, senza lasciare mai l'acqua.
I colpi di pagaia, l'odore dell'acqua, la sensazione di umido. I riflessi di luce, le onde che prima si alzano e poi si fermano..
...la notte di San Giovanni di qualche anno fa... più di cento imbarcazioni sul Po sotto le stelle a passare con una fiaccola accesa. Una processione incredibile.
La musica dei Pink Floyd, io e Andrea con le nostre fiaccole tenute strette fra le ginocchia, poi la cera sulle canoe e sulle gambe.
...giro lo sguardo e inquadro un canoa fra le tante intorno a noi, voga lento, la conduce un uomo vestito da faraone... mi saluta.
Finisce la processione, le canoe si affiancano l'una all'altra per guardare in cielo i fuochi d'artificio...
Io, Andrea, il faraone, Piero, Martina, Tosi, Jim Jarmusch e Johnny Depp in bianco e nero. Tutti con la propria canoa, tutti a testa in sù, illuminati dai bagliori dei fuochi....
Il fuoco.
Fuoco... torno al film.
La canoa di Jhonny Deep se ne va e a riva esplodono degli spari.
Muore l'indiano..
Gente sulla riva...
...noi di nuovo in kayak, al tramonto in estate.
Le sponde del Po al Valentino e la gente che beve all'imbarchino... mentre noi passiamo lenti, colpendo l'acqua con un dolce piacere e senza foga.
Che bella giornata...
Abbandono la pagaia, lascio andare la mano molle fuori dal Kayak,
la mano si immerge nell'acqua... la mano è bagnata.
La mano è bagnata... aprii gli occhi!
La mano era bagnata.
"Amanda... smettila,...cazzo".
Guardai l'ora... le sette di sera.

Andammo all'Area Caffè. Io col mio mattone in pancia.
Lì c'erano gli altri e il mio pensiero si mise alla rincorsa dei discorsi che a loro volta si inseguivano, rimbalzando da una voce all'altra... come al solito.
Si passava perennemente di palo in frasca e non si arrivava mai al dunque di nessun discorso... siamo fatti così. Ci mettiamo ogni volta dentro un turbine, raccontando di mille situazioni diverse, ubriacandoci a vicenda di parole e riuscendo spesso a perdere il filo del discorso. Ma è questo il nostro dolce piacere: il viaggiare insieme fra mille avvenimenti che diventano avventure, il sentirsi liberi sempre di dire e di dare a chiunque. Aprire i cassetti... mettere fuori tutti i pensieri, senza paura che cadano mai a terra, perchè tanto c'è sempre qualcuno pronto a raccoglierli. A quel punto la situazione diventa ciclica, si abbandonano i riferimenti e quelle fantasiose invenzioni chiamate: spazio e tempo. Sì, non riusciamo mai ad andare da nessuna parte tutti insieme, nè a realizzare i nostri progetti, neanche quelli più banali... e sì, accadeva anche quella sera che in mezzo a loro, imparavo ad allontanarmi da tutto... e in quel momento, potevo anche allontanare la situazione nera, che mi stava coinvolgendo.
Perchè di situazioni nere ne avevo già allontanate tante, in quel modo.
Se questo è il tedio, io mi ci butto con dignità da re...
Mi lasciai in pratica andare all'ascolto degli amici, al vino e al buffet dell'aperitivo.
Incominciai da Bea che raccontava della sua infanzia agonistica alla Sisport, delle sue gare di corsa, prima in velocità e poi via via verso le discipline di fondo...pensai che lei fra tutti noi era la vera sportiva mancata, l'unica con due polmoni d'acciaio, un fisico atletico, anni di arti marziali alle spalle e ancora tanta voglia di sudare per lo sport. Da poco era riuscita addirittura a convincere quella pigrona di Martina a seguirla in palestra... A quel punto mi persi nell'ascoltare Silvia (e su Silvia bisogna fare un discorso a parte, perchè se è in gran serata, ma se proprio in una di quelle serate che è... carica, potrebbe anche inchiodarmi ad ascoltarla per un'ora o due senza che nè io nè lei, riusciamo ad accorgerci del tempo che passa e senza neanche più riuscire a ricordare tutto quello che ci siamo detti. Forse mi accorgo solo ora che io e lei, siamo i primatisti italiani del... dal palo in frasca) infatti anche quella sera era partita bene: dall'accennare ad alcune storie sui Curanderos Sciamani raccontati da Castaneda, era finita a narrare interamente l'ultimo libro di Jodorowsky... passando da una storia di fantasmi, un accenno ad una crisi sentimentale di una sua amica e di un tentativo di abbordaggio da lei subito passeggiando per strada... giunto alla conclusione del romanzo di quel povero pazzo di Jodorowsky, mi sintonizzai di forza all'ascolto di Paolone per conoscere le ultime novità legate al web. "Sempre utili informations", come dice il giardiniere col floppy in mano... ma poi toccò a Pilar, che fu capace di ammutolirci tutti...
e sì perchè incominciò a raccontare di importanti novità.
Questa era una bella sorpresa.
"Cari ragazzi io e Daniele vi dobbiamo dare una notizia - ci disse mantenendo a stento il riso -. Siccome Daniele da giugno inizierò a lavorare a Parigi, abbiamo deciso di prendere le cose con pù calma. Diciamo...che abbiamo deciso di farci un regalo: il tempo. Io mi licenzio e lascio il lavoro a fine mese e Dani in quel momento avrà concluso il suo contratto. Abbiamo deciso di regalarci due mesi di libertà, senza quella cosa da pazzi, chiamata lavoro. Due mesi per stare più tempo con Diego soprattutto. E abbiamo deciso che questo tempo lo vorremo vivere a Torino.
"Io non ho viaggiato ancora il mondo abbastanza e non sono riuscita in altri posti a stringere laci più stretti... Torino non ti asfissia, ti aspetta e ti lascia andare quando vuoi, ma la ritrovi sempre. Io non ho trovato persone più aperte di mente e di animo che quelle che ho trovato qui.. belle ed eleganti dentro e fuori".
(Grazie Pilar, non ho altro modo migliore di dirtelo).
...Applausi, brindisi, abbracci e baci.
Bravi, quel gesto era la scelta più sensata che vedevo fare da anni. Il domani a Parigi, il passato nella splendida, solare e colorata Bari e due mesi indimenticabili a Torino, padroni totali del proprio tempo.
Con l'ultima buona notte ci accordammo per vederci la sera successiva, da Paolo e dalla pizza di Bea. Con poche sicurezze perchè sono stati sempre così i nostri appuntamenti...imprecisati e soggetti all'umore.
Teo si fermò a dormire da noi, invece.
E fu il ricadere inesorabile nella realtà.
Ci aspettava l'incontro in chiesa.
Ne parlammo ancora e ancora, entrando nei particolari e cercando una strategia di difesa, qualora la situazione fosse degenerata.
Ma come avrebbe agito Tosi? Dove si sarebbe seduto? Sicuramente avrebbe fatto entrare me, e poi lui si sarebbe avvicinato al mio posto.
Decidemmo che Marti sarebbe stata fuori, pronta ad avvisare la polizia e Teo sarebbero invece entrato prima di me, sedendosi in un banco in modo da tenermi nella sua visuale. Non avremmo dovuto destare sospetti. Martina avrebbe potuto anche fingere di leggere o di aspettare qualcuno e Teo di essere un po' disperato e chiuso nei suoi pensieri, magari assorto in preghiera. Non doveva farsi vedere attento a me, ma al contrario preso nei suoi problemi.
Ci aspettava ancora un'ora buona di tentativi, per annullare quell'ansia che opprimeva tutti e tre, prima di cadere nel sonno.
Ci aspettava un risveglio da incubo.
Ci aspettava il primo dei due giorni incredibili, che avrebbero cambiato per sempre la nostra vita...




6 commenti:

Cappellaio Matto - Lepre Marzolina ha detto...

... due cose...
1. in questo weekend in più persone mi hanno fatto notare che sono campionessa di "salto di palo infrasca"... ehehehe facciamo una sfida?
2. da sempre dicono che il mio caffè fa schifo: ma com'è possibile lo faccio come qualsiasi cristianoooooo!!??

il cappellaio matto

Anonimo ha detto...

silvia, il caffè tuo fa schifo credimi.
Roberto, bob, Tiresia, mille grazie dell'inclussione...sento un po di pudore...ma sono contentissima, grazie, grazie, grazie,
mi piace la storia, mi piace, mi piace

Cappellaio Matto - Lepre Marzolina ha detto...

come fa schifo!!!?
ma cazzo e perchè non so fare l'unica cosa che sanno fare tutti? ovvero uno stupido caffè... vabbhè caffè per tutti quando mi verrete a trovare..
:-)

il cappellaio

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Perdonatemi per quello che Pilar chiama pudore.
Non trattatemi troppo seriamente e mantenete forte il senso del confine fra realtà e finzione.

TRatto da una storia vera...

che si è persa nella fantasia

Anonimo ha detto...

almeno per due o tre capitoli...